Gilbert P. Douville, membro riconosciuto della “Rosebud Sioux Tribe”, nasce nel 1951 in South Dakota nei territori tradizionalmente abitati dalla banda Sicangu Lakota (Sioux Brulé). Frequenta la scuola dell’obbligo nella Riserva stessa.
A tredici anni si trasferisce in Nebraska dove si diploma in una scuola locale. Verso i vent’anni gli viene attribuito il nome di Hehaka Ihanble il cjhe lo porta a far parte della società dei Sognatori del Cervo.
Presso l’università del Nebraska si laurea in Diritto Penale e Criminologia. Diverse sono le esperienze, personali e professionali, che lo aiutano a maturare una scelta di vita di stampo “tradizionalista” e la decisione di dedicarsi professionalmente all’artigianato della sua gente e alla poesia, contribuendo così a preservare questa millenaria cultura che nella ricchezza del suo passato trova la forza di vivere nel presente e di sperare al futuro.
Dal 1999 Gilbert risiede in Italia, prima a Torino e poi, dal 2005, a Genova dove ricopre la carica di Presidente Onorario dell’Associazione Hunkapi.
Canto senza fine
Gilbert Douville – pubblica in italiano Canto senza fine, una raccolta di circa 50 poesie, in versione originale con traduzione in italiano, in cui un Lakota del 2000 scopre un po’ di sè, della sua anima, dei suoi ricordi.
Douville incomincia a scrivere più di vent’anni fa, per piacere personale, più che altro come tecnica di rilassamento, sicuramente non aspettandosi l’apprezzamento e l’entusiasmo manifestato dai suoi amici che, primi a leggere i suoi scritti, lo incitano a continuare e a farli conoscere a un pubblico più vasto.
In quel momento forse neppure si rende conto di mantenere viva, con la sua poesia, una tradizione propria dei Seognatori del Cervo. Questi nella società antica, oltre che ultimo baluardo per la salvezza di donne e bambini, erano anche esperti di “affari di cuore”. Sovente gli innamorati chiedevano il loro aiuto: un flauto per il corteggiamento, qualche pozione d’ amore, un canto speciale da dedicare all’ innamorata.
E proprio i canti ed i moti del cuore il nostro poeta ci propone: nostalgia, rabbia, rassegnazione, gioia, incanto. I suoi versi parlano dell’ amore in tutti i suoi modi: per l’amata, per i figli, per la propria terra, per la propria gente; ci raccontano come questo amore debba essere nutrito e coltivato.
Nonostante la scrittura non faccia parte della tradizionale cultura del suo popolo, Douville riesce a farne strumento capace di esprimere tanto il sentire dell’ uomo moderno, i suoi dubbi, le sue angosce, le gioie, le paure, quanto lo struggimento per una vita antica eppure vicina e sicuramente non dimenticata.
Il libro e’ dedicato a coloro che guardano e che cercano nel profondo di sè: l’amore certo non sempre costituisce la risposta ultima nella vita, ma sicuramente è un buon punto di partenza.